Il progetto del nuovo padiglione Bellavista si inserisce nell’ambito degli interventi di recupero del complesso fieristico della Fortezza da Basso a Firenze ed è stato sviluppato interamente attraverso metodologia BIM da un gruppo composto da HYDEA SpA (capogruppo), De Vita&Schulze Architetti, Studio Inland, Sani Ingegneria e Sodi&Associati Ingegneria.
Il progetto di sviluppa su un’area di circa 9.600 m2 fra l’Opificio delle Pietre Dure, il Bastione Bellavista, l’edificio dell’Arsenale e l’ex liceo Machiavelli. Il nuovo volume, come il resto del complesso, avrà una destinazione d’uso prevalentemente espositiva congressuale e di pubblico spettacolo.
Il nuovo padiglione si svilupperà su tre livelli: un piano interrato con caffetteria e magazzino, un piano terra con una sala configurabile in vari tagli di circa 2.400 m2 complessivi per allestimenti fioristi ed eventi pubblici e al primo piano l’area tecnica con gli impianti.
I piani terra e interrato si affacciano con alte vetrate su una grande cavea all’aperto che, parzialmente coperta da un’ampia pensilina, crea un collegamento diretto tra il piano interrato e l’esterno. La copertura
praticabile, costituita da un giardino pensile, è raggiungibile da una rampa laterale, che diviene una passeggiata urbana e collega il piano della Fortezza con il percorso delle mura. I prospetti verso il padiglione dell’Arsenale e verso le mura a nord sono per scelta i più complessi. La parte bassa del prospetto è formata da una facciata continua in alluminio e vetro con aperture che danno accesso all’interno del nuovo padiglione, in modo da creare chiare e dirette modalità di collegamento visivo fra le funzioni. Le parti laterali e il livello alto di questo prospetto saranno rivestite con pannelli in cotto, tanto in omaggio al trattamento delle mura della Fortezza quanto in continuità con le indicazioni di atti e progetti precedentemente redatti per la Fortezza, ma declinate secondo tecniche e senso del tutto contemporanei.
La pensilina laterale è rivestita all’intradosso da pannellature metalliche microforate e sormontata dalla parte alta da un parapetto vetrato. Invece, il prospetto verso l’edificio che ospita l’Opificio delle Pietre dure cambia linguaggio e si lega principalmente alle attività a servizio del padiglione stesso, garantite dai percorsi carrabili qui presenti.
Il progetto ha rappresentato una sfida per i progettisti che hanno deciso di adottare la metodologia BIM. Per garantire l’univocità del dato e migliorare la comunicazione delle tematiche progettuali i professionisti hanno deciso di attivare una piattaforma ACDat per lo scambio dei dati. Le procedure, i metodi, gli strumenti, le codifiche dei fi le e degli oggetti sono stati concordati con la stazione appaltante attraverso un piano di Gestione Informativa. In questo documento è stato dichiarato come ogni elemento edilizio, strutturale e impiantistico, sarebbe stato rappresentato graficamente e quali informazioni avrebbe contenuto, utilizzando il concetto di LOIN.
Durante il progetto è stata posta molto attenzione alla risoluzione delle interferenze geometriche attraverso l’uso di software specifici. Il modello è stato anche usato per estrarre le quantità e ha quindi permesso di gestire i costi, collegando le informazioni al software di computazione.
Inoltre, grande attenzione è stata posta alla risoluzione di problemi di interoperabilità fra i software. Ad esempio, per quanto riguarda la progettazione della grande copertura reticolare, gli strutturisti hanno sviluppato dei codici attraverso programmazione visuale VPL, la quale ha permesso di collegare il modello analitico, usato per il calcolo strutturale, al modello geometrico che è servito per la produzione delle tavole.